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In natura gli alieni sono tra noi

(di Ferdinando Fontanella)


AilanthusLa notizia è vera, gli alieni sono tra noi.

Non si tratta di uno scherzo ordito per commemorare la famosa burla radiofonica di Orson Welles, ‘La guerra dei mondi’, però non è nemmeno una storia per men in black, ammiratori di Guerre stellari o appassionati ufologi.

Gli esseri venuti dallo spazio questa volta non c’entrano niente.

In effetti è uno sbaglio pensare che l’alieno sia esclusivamente l’entità grigia frutto della nostra immaginazione. Il termine indica più genericamente qualcosa di estraneo, ossia che non è del posto. Per questo motivo anche un animale o una pianta venuti da un altro continente possono essere considerati, a tutti gli effetti, alieni.

In natura ogni specie dispone di uno spazio, più o meno grande, in cui vivere. La possibilità di uscire da quest’area è fortemente limitata da barriere ambientali e climatiche che impediscono la migrazione degli individui. È pressoché impossibile, quindi, che una pianticella o un animale del Sud America possano, ad esempio, attraversare autonomamente l’oceano per arrivare in Europa e viceversa.

Tuttavia una grossa scimmia spelacchiata, che chiameremo Homo, originaria del continente africano, grazie al suo ingegno è riuscita a superare ogni limite disperdendosi in tutto il pianeta. In questa colossale diaspora il primate ha portato con sé, intenzionalmente o casualmente, altre specie che così si sono affrancate dal loro areale.

Quando Homo e i suoi compagni di viaggio sono arrivati in un territorio hanno dovuto adeguarsi al nuovo ambiente; indice del successo o dell’insuccesso la possibilità di procreare e crescere di numero. Chi riusciva a fare figli, a moltiplicarsi e prosperare, poteva considerarsi un alieno naturalizzato.

Ovviamente l’esito positivo di una colonizzazione deve avvenire, per causa di forza maggiore, a discapito dei nativi. Le specie aliene tendono a togliere spazio vitale alle specie originarie del luogo, modificando l’ambiente a loro vantaggio. In alcuni casi questo processo avviene in tempi rapidi e può essere considerato una vera e propria invasione.

Col passare del tempo il progresso tecnologico di Homo è notevolmente aumentato, i congegni usati per gli spostamenti sono diventati sempre più efficienti e i tempi di percorrenza si sono perciò progressivamente ridotti. Queste circostanze hanno favorito, ovviamente, anche i viaggiatori gregari, che sempre più spesso assumono carattere invasivo.

Per questi motivi Homo non deve meravigliarsi più di tanto della notizia che una vespa originaria della Cina, il Cinipide, sta devastando i castagni d’Europa, come non deve sorprendere che un coleottero, il Punteruolo rosso, venuto dalla Malesia abbia distrutto gran parte delle palme che ornavano i nostri giardini. Allo stesso modo ci sono piante asiatiche o americane, la Robinia e l’Alianto sono esempi validi, che pian piano soppiantano gli alberi della flora locale.

Il fenomeno delle invasioni, tuttavia, non deve essere sottovalutato perché Homo rischia di perdere gran parte dello spazio vitale che faticosamente ha costruito in migliaia di anni, da quando affrancandosi dall’originaria Africa è diventato il primo alieno della storia.

Twitter: @nandofnt


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