La
notizia è vera, gli alieni sono tra noi.
Non si tratta
di uno scherzo ordito per commemorare la famosa burla radiofonica di Orson
Welles, ‘La guerra dei mondi’, però non è nemmeno una storia per men in
black, ammiratori di Guerre stellari o appassionati ufologi.
Gli esseri
venuti dallo spazio questa volta non c’entrano niente.
In effetti è
uno sbaglio pensare che l’alieno sia esclusivamente l’entità grigia frutto
della nostra immaginazione. Il termine indica più genericamente qualcosa
di estraneo, ossia che non è del posto. Per questo motivo anche un animale
o una pianta venuti da un altro continente possono essere considerati, a
tutti gli effetti, alieni.
In natura ogni specie dispone di uno
spazio, più o meno grande, in cui vivere. La possibilità di uscire da
quest’area è fortemente limitata da barriere ambientali e climatiche che
impediscono la migrazione degli individui. È pressoché impossibile,
quindi, che una pianticella o un animale del Sud America possano, ad
esempio, attraversare autonomamente l’oceano per arrivare in Europa e
viceversa.
Tuttavia una grossa scimmia spelacchiata, che chiameremo
Homo, originaria del continente africano, grazie al suo ingegno è riuscita
a superare ogni limite disperdendosi in tutto il pianeta. In questa
colossale diaspora il primate ha portato con sé, intenzionalmente o
casualmente, altre specie che così si sono affrancate dal loro areale.
Quando Homo e i suoi compagni di viaggio sono arrivati in un
territorio hanno dovuto adeguarsi al nuovo ambiente; indice del successo o
dell’insuccesso la possibilità di procreare e crescere di numero. Chi
riusciva a fare figli, a moltiplicarsi e prosperare, poteva considerarsi
un alieno naturalizzato.
Ovviamente l’esito positivo di una
colonizzazione deve avvenire, per causa di forza maggiore, a discapito dei
nativi. Le specie aliene tendono a togliere spazio vitale alle specie
originarie del luogo, modificando l’ambiente a loro vantaggio. In alcuni
casi questo processo avviene in tempi rapidi e può essere considerato una
vera e propria invasione.
Col passare del tempo il progresso
tecnologico di Homo è notevolmente aumentato, i congegni usati per gli
spostamenti sono diventati sempre più efficienti e i tempi di percorrenza
si sono perciò progressivamente ridotti. Queste circostanze hanno
favorito, ovviamente, anche i viaggiatori gregari, che sempre più spesso
assumono carattere invasivo.
Per questi motivi Homo non deve
meravigliarsi più di tanto della notizia che una vespa originaria della
Cina, il Cinipide, sta devastando i castagni d’Europa, come non deve
sorprendere che un coleottero, il Punteruolo rosso, venuto dalla Malesia
abbia distrutto gran parte delle palme che ornavano i nostri giardini.
Allo stesso modo ci sono piante asiatiche o americane, la
Robinia e
l’Alianto sono esempi validi, che pian piano soppiantano gli alberi della
flora locale.
Il fenomeno delle invasioni, tuttavia, non deve
essere sottovalutato perché Homo rischia di perdere gran parte dello
spazio vitale che faticosamente ha costruito in migliaia di anni, da
quando affrancandosi dall’originaria Africa è diventato il primo alieno
della storia.
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